venerdì 24 luglio 2009

Come hai potuto farci questo?

Da parecchi, troppi giorni mi trovo rinchiuso nel mio studio in forma eremitica. Trascuro cibo e bevanda, le regolari ore di sonno sono un ricordo. Disdetta la prenotazione per un soggiorno in un modesto alberghetto di montagna, da me selezionato dopo un'accurato esame di decine di simili alberghetti per scapoli maturi. Soldi della caparra perduti. Ed ora dovreste vedere le condizioni in cui vivo: la polvere si deposita sui mobili di casa in una patina che conferisce al decoro complessivo un’aria di triste decadenza, la spazzatura si accumula in cucina per la gioia delle formiche e delle mosche estive. Mi guardo allo specchio, sporco anche quello, e vedo un viso tirato dalla stanchezza, una barba ispida, occhi rossi e affaticati. Mi domando se i vicini di casa, non vedendomi più, si proccupano di sapere dove se sono vivo o morto. Vorrei gridare loro sono vivo, sono più che mai vivo! Lo farò più tardi. Ora medito su ciò che mi è accaduto. Ma che cosa mi è accaduto? Ebbene, ve lo devo confessare. La colpa è tutta di Michael Jackson. Ma se è morto, direte voi. Appunto, se mi trovo in queste condizioni è proprio perché M.J., dio come odio ridurlo a una sigla, non è più con noi. Chi ha mai detto che la morte è solo una disgrazia. In verità essa è anche un evento imbarazzante, o addirittura un atto di maleducazione. Come ha potuto lasciarci così, piantando in asso tutto e tutti, come sbattendo la porta? Qualcuno leggendo queste righe potrà supporre che io sia un appassionato di lunga data di M.J, ma non è così. Che ci crediate o meno, fino a un mese fa il personaggio mi era pressochè sconosciuto, e il poco che di lui sapevo non mi piaceva. Ho sempre avuto repulsione per quell’efebo in versione latte macchiato vestito come il piccolo principe di Saint-Exupéry, che alla luce di equivoci riflettori danzava avvitandosi su se stesso, veloce come un vortice d’acqua che scola in un tombino. E poi quel mancato riscatto della sua ‘négritude’, concetto caro a Aimé Césaire e a Léopold Senghor! Quella sua pelle che sbiadiva come il ricordo delle sue origini, gli spiriti della sua madre Africa adirati che gli avevano donato maghifiche ali nere di vellutata farfalla tropicale, e lui voleva disfarsene per regredire alla condizione di pallido, lattiginoso bruco. Per lui Malcom X non era forse mai esistito? No, quella cattiva riproduzione di derviscio rotante non mi attirava. Posso senza incertezze affermare che è dall’inizio degli anni 80 che mi rifiuto di fare conoscenza con M.J.
Ora però! Da quasi un mese!
La notizia del suo trapasso ha provocato una sconquasso planetario. Sembra che il globo terrestre abbia rallentato con un sinistro ciglolio la sua rivoluzione intorno al sole. Stupito da tutto quel clamore e quella commozione mediatica nord-nord da Seattle a Stoccolma e sud-sud da Taipei ad Abidjan, ho preso ad interessarmi al personaggio, a sbirciare alla chetichella i suoi videoclip in youtube, e poi ad ascoltarli senza più remore e ritegno, tutte le antenne acustiche dispiegate, e poi alla fine mi sono trovato inchiodato davanti al video e sempre più affascinato dalle movenze di danza di quel corifeo ultraterreno. Ahimé, delizia e tormento, ora sono recluso nel mio studio, questo incubo di una notte di mezza estate, in una forma di rapporto bipolare esclusivo tra lui e me, con youtube a fare da intermediario. La situazione ha dell’irreale. Lo studio è immerso nel silenzio, ma questa calma è ingannevole. Attraverso la complicità di cuffie stereofoniche, un intero universo sonoro si riversa dal firmamento del web, passa nel mio canale auricolare, e da lì direttamente alla mia anima. La quale anima è ora perduta, venduta al Mefisto bianconero in un patto di eterna alleanza. I bastioni della mia cittadella hanno cominciato a cedere sotto i colpi di ariete ritmati su ‘Black or White’e di ‘Man in the Mirror’, per poi defititivamente crollare come le mura di Gerico sotto i colpi di quelle sei semicrome e delle 3 crome di quell’unica, irripetibile misura ritmica di ‘Thriller’! Il mondo dei morti viventi mi possa inghiottire se mai dimenticherò quel ritmo primordiale! (segue)